Nella foto (Moreschi) scattata nell’autunno del 1949 al Tennis Club di Sanremo (IM) appaiono al centro in seconda fila da sinistra Maner Lualdi ed il Conte Leonardo Bonzi, dietro un gruppo di amici, tra i quali l’attrice cinematografica Clara Calamai, la famosa interprete teatrale Laura Adani con il marito Visconti di Modrone ed altri personaggi locali - Archivio Moreschi |
Leonardo Bonzi e Maner Lualdi erano stati i protagonisti di un volo senza scalo da Milano a Buenos Aires, organizzato a scopo benefico grazie a un’idea del beato don Carlo Gnocchi: i proventi, frutto della sensibilità degli italiani emigrati nel Sud America, furono infatti devoluti ai bimbi mutilati di guerra accolti proprio da don Gnocchi.
Il volo, battezzato dai giornali di tutto il mondo Angelo dei Bimbi, era stato realizzato il 6 gennaio del 1949, con un comune apparecchio da turismo equipaggiato con un motore Alfa Romeo 110 TER (derivato dall’Alfa 110 I bis) e pilotato da due persone note nel mondo milanese: Leonardo Bonzi e Maner Lualdi.
L’apparecchio usato era un piccolo aereo Grifo-Ambrosini, un monoplano ad ala bassa con carrello non retrattile. Il motore costruito dall’Alfa Romeo aveva una potenza di 130 H.P., con velocità massima di 240 km/h. ed una velocità di crociera di 210 km. Per renderlo adatto al volo con temperature tropicali, fu dotato di un’elica metallica a passo variabile prodotta dall’Alfa. Inoltre, furono aggiunti serbatoi supplementari di benzina ed olio per consentire la completa autonomia necessaria per compiere le 26 ore di volo previste per portare a termine l’impresa. Per guadagnare in peso, il piccolo apparecchio fu privato anche della radio di bordo e i due piloti dovettero contare solo sulla loro abilità, sulla loro scrupolosa preparazione e sulla assoluta affidabilità del motore Alfa.
Il volo, battezzato dai giornali di tutto il mondo Angelo dei Bimbi, era stato realizzato il 6 gennaio del 1949, con un comune apparecchio da turismo equipaggiato con un motore Alfa Romeo 110 TER (derivato dall’Alfa 110 I bis) e pilotato da due persone note nel mondo milanese: Leonardo Bonzi e Maner Lualdi.
L’apparecchio usato era un piccolo aereo Grifo-Ambrosini, un monoplano ad ala bassa con carrello non retrattile. Il motore costruito dall’Alfa Romeo aveva una potenza di 130 H.P., con velocità massima di 240 km/h. ed una velocità di crociera di 210 km. Per renderlo adatto al volo con temperature tropicali, fu dotato di un’elica metallica a passo variabile prodotta dall’Alfa. Inoltre, furono aggiunti serbatoi supplementari di benzina ed olio per consentire la completa autonomia necessaria per compiere le 26 ore di volo previste per portare a termine l’impresa. Per guadagnare in peso, il piccolo apparecchio fu privato anche della radio di bordo e i due piloti dovettero contare solo sulla loro abilità, sulla loro scrupolosa preparazione e sulla assoluta affidabilità del motore Alfa.
Il 12 marzo, Bonzi e Lualdi arrivarono a Buenos Aires dove furono accolti con grandi dimostrazioni di simpatia.
I comitati per la raccolta dei fondi, istituiti in tutte le città toccate nel percorso, ottennero un grande successo raggiungendo ampiamente lo scopo.
L’apparecchio fu poi lasciato alla nazione argentina con una solenne cerimonia come ricordo dell’impresa ma, purtroppo, non finì in un Museo come era stato previsto. Precipitò e andò distrutto causando la morte di due aviatori italo-argentini cui era stato affidato per un giro propagandistico nell’America centrale, nel mese di maggio del 1949.
Quella del 1949 è solo una delle tante imprese del conte Bonzi, nato nel 1902 e morto nel 1977. Con l’aereo sono da ricordare la traversata del deserto del Sahara nel 1935 (con un’unica sosta per il rifornimento) e il record, fatto registrare nel 1939, del più lungo volo senza scalo da Roma ad Addis Abeba.
Momenti che hanno segnato la storia dell’aviazione.
In ambito sportivo, Bonzi s’è laureato quattro volte campione italiano di tennis ed è stato per un decennio nella squadra nazionale di Coppa Davis, giocando in palcoscenici quali Wimbledon e Roland Garros. Medaglie e coppe le ha conquistate anche nel tiro al volo, nel bob e nell’alpinismo.
Innumerevoli anche le esperienze vissute come esploratore - è stato comandante di innumerevoli spedizioni - e poi come produttore di film e documentari: pure in quest’ultimo settore ha incassato premi in noti festival del cinema, vincendo anche il David di Donatello nel 1958.
I comitati per la raccolta dei fondi, istituiti in tutte le città toccate nel percorso, ottennero un grande successo raggiungendo ampiamente lo scopo.
L’apparecchio fu poi lasciato alla nazione argentina con una solenne cerimonia come ricordo dell’impresa ma, purtroppo, non finì in un Museo come era stato previsto. Precipitò e andò distrutto causando la morte di due aviatori italo-argentini cui era stato affidato per un giro propagandistico nell’America centrale, nel mese di maggio del 1949.
Quella del 1949 è solo una delle tante imprese del conte Bonzi, nato nel 1902 e morto nel 1977. Con l’aereo sono da ricordare la traversata del deserto del Sahara nel 1935 (con un’unica sosta per il rifornimento) e il record, fatto registrare nel 1939, del più lungo volo senza scalo da Roma ad Addis Abeba.
Momenti che hanno segnato la storia dell’aviazione.
In ambito sportivo, Bonzi s’è laureato quattro volte campione italiano di tennis ed è stato per un decennio nella squadra nazionale di Coppa Davis, giocando in palcoscenici quali Wimbledon e Roland Garros. Medaglie e coppe le ha conquistate anche nel tiro al volo, nel bob e nell’alpinismo.
Innumerevoli anche le esperienze vissute come esploratore - è stato comandante di innumerevoli spedizioni - e poi come produttore di film e documentari: pure in quest’ultimo settore ha incassato premi in noti festival del cinema, vincendo anche il David di Donatello nel 1958.