giovedì 25 novembre 2021

Quando Amado, Ramos e Lins do Rego arrivano in Italia


Negli anni in cui Amado, Ramos e Lins do Rego arrivano in Italia l’esigenza forte è quella di giungere fino alle masse popolari e, a livello editoriale, questo si manifesta in diverse proposte, come quella di Trevisani che, nel 1946, propone la creazione di una “Cooperativa editrice per il popolo” e di un “Centro librario popolare”, che avesse il compito di consigliare le pubblicazioni più importanti <449. La stessa attenzione costante per il lettore che anima Vittorini, come si può desumere non solo dalla creazione de Il Politecnico, ma anche della rubrica “La vostra biblioteca”, che aveva il compito di indicare periodicamente autori e titoli; nel suo programma erano previste anche inchieste su cosa si leggesse e su quello che si sarebbe voluto o potuto leggere <450. Nel 1945 esce anche Il calendario del popolo, sotto la direzione sempre di Trevisani, cui poi collaborerà anche Ambrogio Donini, al quale verrà affidata la direzione delle Edizioni di cultura sociale, nelle quali si presentavano traduzioni di testi marxisti, e la redazione del quotidiano antifascista La Voce degli Italiani. Donini, direttore delle case editrici Edizioni di cultura sociale e Edizioni Rinascita (poi confluite in Editori Riuniti), della collana “Universale economica” edita dalla COLIP (Cooperativa libro popolare) di Milano, della Fondazione Antonio Gramsci, nonché partecipante attivo al movimento dei “Partigiani della pace”, è un interlocutore attivo, con Amado e Puccini, nel dialogo che anima la possibile uscita delle opere in traduzione italiana del romanziere brasiliano, come si evince dalle lettere scambiate tra l’autore e il suo traduttore <451. Einaudi propone la “prima festa del libro dopo la Liberazione”; in occasione del Convegno dei Partigiani della pace a Roma infatti (cui partecipa anche Jorge Amado), negli uffici romani della Casa Editrice Einaudi viene aperta una mostra del libro democratico con la partecipazione delle seguenti case editrici: Edizioni Sociali, ed. Rinascita, ed. Milano-Sera, Universale Economica, ed. Cultura Nuova e, ovviamente, ed. Einaudi <452. Einaudi affianca inoltre al Politecnico-rivista la collana di libri “Il Politecnico-Biblioteca” (1946-1949) che ha lo scopo di approfondire le tematiche trattate nel giornale; le forze di sinistra, profondamente impegnate nel fornire tutti gli strumenti possibili per la diffusione dei classici del marxismo, quasi sconosciuti in Italia, possono essere viste, in questo momento, come il patronato cui fare riferimento per quanto riguarda l’introduzione della letteratura brasiliana del Nordest degli anni Trenta in traduzione italiana. Anche Mondadori però, editore più tradizionale, annuncia proprio su Il Politecnico (il 29 settembre 1945), la ripresa della propria attività editoriale “in clima democratico” con due nuove collane, Orientamenti e Il Ponte, attente a pubblicare “testi politici e sociali di autori italiani e stranieri che espongono ed interpretano le correnti e i moti ideologici del mondo contemporaneo, attraverso uno studio critico delle rivoluzioni e delle trasformazioni dei popoli” <453. Nel 1950 nasce la collana “Il bosco”, con cui la casa editrice “lega il suo nome ai maggiori autori contemporanei: Hemingway, Simenon, Sartre, Dos Passos, Ungaretti, Pratolini, Remarque, Montale, Buzzati, solo per citarne alcuni” <454. Proprio in questa collana, aperta, come si può vedere dalla lista di nomi appena riportata, ad altre culture, viene pubblicato, nel 1959, su licenza della Giulio Einaudi Editore, Jubiabá nella traduzione di Puccini e Califano. C’è un clima di fervore editoriale: "[a] Roma e Milano, non appena liberate, si moltiplicano le sigle, e la fioritura di piccoli editori sta a significare come la produzione di libri venisse considerata uno dei canali privilegiati per trasmettere il proprio fervore intellettuale e la volontà di comunicare esperienze e idee" <455.
Un evento decisivo per quanto riguarda la produzione della cultura negli anni in cui vengono pubblicate le prime traduzioni del corpus della presente ricerca sono le elezioni politiche del 1948 in Italia, vinte dalla Democrazia Cristiana, fatto che non può non avere conseguenze. Le forze che tanto avevano animato il dibattito negli anni del dopoguerra vengono inevitabilmente emarginate e possono contare sulle poche case editrici legate alla sinistra, mentre quelle più grandi tendono a rivolgersi nuovamente alla tradizione. In questa situazione si inserisce la letteratura regionalista nordestina, in una posizione non centrale, evidentemente, cosa che la obbliga a rimanere all’interno di modelli definiti e che tornano a consolidarsi. Sebbene si tratti, quindi, di letteratura ‘nuova’, che condivide molto con quella nata, nel paese in cui arriva, da un’esigenza di conoscenza e rinnovamento, deve rientrare in determinati schemi, non può essere introdotta in tutta la sua effettiva innovatività. Einaudi, nel 1948 “pensa di allargare il suo programma di pubblicazioni. Pubblicare un maggior numero di libri. Ma vuole restare su un alto livello, e nello stesso tempo, accrescere il proprio pubblico di lettori” <456, Rizzoli fonda la “BUR” l’anno successivo e, sempre nel 1949, nasce la “Universale” della Cooperativa del libro popolare, proposte, entrambe, che mirano a raggiungere un numero più ampio di lettori rendendo il prezzo più accessibile. Cadioli e Vigini parlano di “un’autentica rivoluzione” <457. Per quanto riguarda la COLIP, la collezione “Universale economica” si propone, come indicato nella presentazione della collana, "di promuovere e diffondere una più larga conoscenza della cultura in tutte le sue manifestazioni, in mezzo a un pubblico di lettori, i quali, perché lontani dalle città o dai centri di istruzione oppure perché non sono in grado, per ragioni economiche, di farsi una cultura veramente e organicamente moderna, non possono raggiungere facilmente il libro. La “Universale economica” si rivolge perciò in modo particolare a impiegati, studenti, operai contadini, artigiani e a tutti coloro che, avidi di conoscenza, sentono il bisogno di letture istruttive e dilettevoli". <458.
Proprio in questa collana, diretta, in quel momento, come già detto, da Donini, Amado vorrebbe pubblicare un adattamento di Vida de Prestes, insistendo sull’importanza dell’elemento politico nel libro, per il quale, evidentemente, individua come adeguata la casa editrice: "dal momento che si tratta di un libro politico e poiché, nel caso dell’edizione italiana, la cosa più importante è divulgare la figura di Prestes e il problema brasiliano, credo che si potrebbe fare (tu potresti fare) un ADATTAMENTO del libro per un’edizione di 50.000 nell’Universale Economica e studiare, per dopo, una traduzione (fatta da te o da qualcun altro) completa del libro, da pubblicare con un’altra casa editrice". <459.
Il clima è però mutato, l’effervescenza dell’immediato dopoguerra non porta alla realizzazione delle speranze nutrite di aprire il mondo della cultura a una parte più ampia della popolazione e molte piccole case editrici entrano in una situazione di sofferenza, mentre le consolidate tornano, come afferma Cadioli, a riproporre la "mai morta separazione tra «alta» cultura (il libro «di qualità» e «di impegno») e «bassa» cultura (i rotocalchi o i libri di evasione). La stessa BUR, che muoveva dall’intento di offrire testi di «qualità» a un livello «popolare», non usciva da un’impostazione ottocentesca, pubblicando solo classici, ma senza nessun aiuto collaterale (introduzioni, note) per il lettore non adeguatamente preparato". <460.
L’accenno ai paratesti è interessante, perché le due case editrici che si occupano della pubblicazione della traduzione italiana dei primi due romanzi del corpus, Edizioni di cultura sociale e Einaudi, ne inseriscono alcuni che possono, in effetti, essere d’aiuto al lettore, anche se in misura decisamente diversa: I banditi del porto contiene solo brevi notizie sull’autore nella seconda pagina e un’unica nota a piè di pagina, Jubiabá è invece corredata di un glossario alla fine del volume. Quando arriva la prima traduzione di Amado, Terre del finimondo, nel 1949, la fotografia del pubblico lettore italiano è la seguente: “[…] alla fine degli anni quaranta il mercato librario è ritornato ad essere quello tradizionale, legato ai gruppi intellettuali, ad una media borghesia colta, agli studenti universitari (che complessivamente erano in tutta Italia non più di duecentomila)” <461. La sinistra paga l’esclusione dal governo e la sconfitta del Fronte democratico popolare; a eccezione di Einaudi, che pubblica i Quaderni del carcere di Gramsci, le altre case editrici interessate a pubblicare opere che trattano argomenti che si staccano dalla tradizione sono legate al partito o a organizzazioni culturali a esso legate. È il caso delle prime pubblicazioni di traduzioni di Amado, I banditi del porto edito da Edizioni di cultura sociale (già direttamente legata al partito) che, nel 1953, si unisce a Edizioni Rinascita per dare vita a Editori Riuniti, sulla quale il PCI potrà interamente contare come propria casa editrice e che pubblicherà, nel 1958, Mare di morte (traduzione di Liliana Bonacini Seppilli). Gli Editori Riuniti “tentavano di sviluppare un programma orientato a una più organica diffusione della cultura marxista e, nello stesso tempo, proiettato verso obiettivi culturali e politici di più ampio respiro” <462. Stupisce il fatto che, negli anni della contestazione, non continui il rapporto tra la casa editrice e Amado, dal momento che “[f]u però con il ’68, con il grande sussulto giovanile, che si produsse un’enorme domanda di ideologia, una scoperta massiccia del marxismo” <463, le condizioni sono abbastanza simili a quelle in cui Edizioni di cultura sociale ha proposto lo scrittore al pubblico italiano, che continua a essere tradotto, ma adesso da altre case editrici. In realtà, però, c’è come un ‘buco’, dall’anno successivo all’ultima pubblicazione da parte di Editori Riuniti (Gabriella garofano e cannella, 1962) vale a dire dal 1963 al 1975 Amado non viene tradotto e anche nelle pagine dei giornali, in questo periodo, Amado praticamente non compare; l’assenza nel panorama editoriale verrà colmata a partire dal 1975 e i suoi romanzi rimarranno, sostanzialmente, di pertinenza di Garzanti, Mondadori ed Einaudi.
[NOTE]
449 Proposte avanzate nel corso del convegno intitolato “Per la cultura del popolo” al Castello Sforzesco di Milano. CADIOLI, A., L’industria del romanzo, op. cit., 1981, p. 16.
450 CADIOLI, A., L’industria del romanzo, op. cit., 1981, p. 15.
451 Amado lo cita nelle lettere del 13 e 19 gennaio 1950, da Dobríš. In ACGV, Firenze, Fondo Dario Puccini, Corrispondenza con Jorge Amado.
452 L’Unità, 26 ottobre 1949, p. 3, “Ospiti illustri nella nostra città”.
453 In Il Politecnico, a. I, 1945, n. I.
454 Disponibile in http://www.mondadori.it, accesso effettuato il 06 dicembre 2017.
455 CADIOLI, A. e VIGINI, G., Storia dell’editoria italiana. Milano: Editrice bibliografica, 2004, p. 89.
456 VITTORINI, E., Gli anni del «Politecnico». Lettere 1945-1951, op. cit., 1977, p. 174.
457 CADIOLI, A. e VIGINI, G., Storia dell’editoria italiana, op. cit., 2004, p. 94.
458 Ogni volume non superava inoltre le 200 pagine, costava 100 lire e aveva uno slogan: “Ogni settimana un libro. Una biblioteca in ogni casa”. Ibidem, pp. 95-96, nota 87.
459 “[C]omo se trata de um livro politico, e como, no caso da edição italiana, o interesse major é divulgar a figura de Prestes e o problema brasileiro, creio que se podia fazer (tú podias fazer) uma ADAPTAÇÃO do livro para uma edição de 50 mil na Universale Economica, e estudar-se para depois uma tradução (feita por ti ou por outro) completa do livro, para ser publicada noutra editora”, lettera del 19 gennaio 1950 da Dobříš. Con Donini Amado doveva già essere entrato in contatto se, nella lettera precedente, del 13 gennaio 1950, sempre da Dobříš, chiedeva: “Jà houve, da parte de Donini ou dos outros responsáveis, alguma decisão a respeito da ‘Vida de Prestes’?” (“è già stata presa, da parte di Donini o di altri responsabili, uma decisione sulla ‘Vita di Prestes’?”). In ACGV, Firenze, Fondo Dario Puccini, Corrispondenza con Jorge Amado.
460 CADIOLI, A., L’industria del romanzo, op. cit., 1981, p. 20.
461 CADIOLI, A. e VIGINI, G., Storia dell’editoria italiana, op. cit., 2004, p. 21. Si veda anche la pagina successiva, tabella 4. Per ulteriori dati sulle diverse appartenenze a classi sociali dei lettori negli anni in questione.
462 CADIOLI, A. e VIGINI, G., Storia dell’editoria italiana, op. cit., 2004, p. 103.
463 Catalogo generale degli Editori Riuniti 1953-1983., op. cit., 2009, pp. XV-XVI. La citazione è tratta dall’Introduzione di Roberto Bonchio, direttore delle Edizioni di cultura sociale, che ha fondato, nel 1953, gli Editori Riuniti, unendo la sua casa editrice alle Edizioni Rinascita di Valentino Gerratana. Si vedano anche le parole di Laterza su questo periodo: “[n]egli anni della contestazione i giovani hanno cercato nei libri le immagini dell’utopia, le parole della rivoluzione, insomma il Verbo”. In CROVI, R., L' immaginazione editoriale: personaggi e progetti dell'editoria italiana del secondo Novecento / Raffaele Crovi, in dialogo con Angelo Gaccione, op. cit., 2001, p. 126.
Alessandra Rondini, Per una traduzione di immagini. Il Nordest degli anni Trenta in Italia. Jorge Amado, Graciliano Ramos e José Lins Do Rego: il libro-archivio, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Genova, 2019